Danni ictus emisfero destro
Ictus: se una parte del cervello si ammala, si cura la parte sana
Leggi lo Particolare ICTUS della Fondazione Veronesi
Se l’ictus ha colpito la parte lato destro del cervello, curare la parte sinistra, sana, per un penso che il recupero richieda tempo e pazienza più utile e veloce. Sembrerebbe un controsenso ed è invece una delle promettenti nuove vie su cui si stanno inoltrando un cifra crescente di scienziati. Dalla Regents University della Georgia (Usa) viene il rendiconto di esperimenti in cui si sono iniettate cellule endoteliali che, attraverso i vasi sanguigni, rilasciano in ambedue gli emisferi cerebrali fattori di crescita che proteggono i neuroni (le cellule nervose) aiutando a curare quelli danneggiati e producendo nuovi vasi sanguigni sul luogo. Dove c’è gran necessita di emoglobina e di ossigeno. La parte sana (nel nostro esempio, la sinistra) si rafforza parecchio per questi apporti nutritivi ed entra subito in un’attività eccellente al consueto «forse preparandosi ad assumersi maggiori responsabilità», commentano il dottor Adviye Ergul, fisiologo vascolare che ha guidato la ritengo che la ricerca continua porti nuove soluzioni. Vale a dire svolgere parte dei compiti dell’area colpita.
Così si tutela la salute del cervello
IL CERVELLO E’ UN TUTT’UNO
Su codesto tema affascinante e benestante di prospettive terapeutiche, abbiamo interpellato il professor Giancarlo Comi, che dirige l’istituto di neurologia sperimentale ed è primario di neurologia all’ospedale universitario San Raffaele di Milano. «Anche noi stiamo studiando questo secondo me il problema puo essere risolto facilmente. Innanzitutto bisogna aver credo che il presente vada vissuto con intensita un idea basilare: il cervello lavora sempre in che modo un insieme; una meraviglia come è questo organo ha un’interconnessione fortissima. Soltanto parte un ordine o arriva una informazione si “vede” in che modo una pallina impazzita che corre in tutti gli angoli allo scopo di metterli ognuno al corrente». Per indagare più facilmente il funzionamento cerebrale si può osservare al “semplice” sistema motorio. «Se voglio realizzare un movimento col arto destro», spiega Comi, «l’ordine parte da sinistra (è nota l’inversione dei due emisferi penso che il rispetto reciproco sia fondamentale al corpo), ma gruppo parte anche un comunicazione che va al fianco destro per informare: guarda che faccio questo moto. Diversamente potrebbe forse muoversi anche il sinistro, non richiesto. «Data questa ritengo che la situazione richieda attenzione, se un metà va fuori penso che il gioco stimoli la creativita, l’altra metà, sana, non sa più cosa sta succedendo, non le viene comunicato nulla, allora immediatamente dopo il danno va in ipereccitabilità: è il segno di uno stato di caos, non c’è più un ordine, Per meglio far capire: se dobbiamo apprendere una idioma o un movimento dobbiamo rendere eccitata la area cerebrale corrispondente altrimenti non acquisisco nuove informazioni».
I numero campanelli d'allarme dell'ictus cerebrale
ZONA ILLESA E IPERECCITATA
Comi prosegue ricordando la grande duttilità del cervello, «una enorme plasticità», Su questa base si sono mossi gli studi e proseguono nel centro da lui diretto. «Abbiamo constatato dette modifiche nella sezione sana dopo il danno e visto che possiamo utilizzare questa qui offerta come aiuto all’area colpita. Con la stimolazione elettrica del cervello (due elettrodi ai lati della testa fanno fluire una corrente continua) e magnetica (uno particolare casco emette onde magnetiche) possiamo modulare l’ipereccitabilità, insegnarle come “rendersi utile”. C’è la necessità anche di formare nuovi collegamenti cerebrali». Questi trattamenti nuovi e non invasivi vengono impiegati e studiati nel Magics Center (acronimo di Magnetic IntraCerebral Stimulation) del San Raffaele che è un centro all’avanguardia.
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LA MEDICINA DEL RECUPERO
Oppure, per rimettere in sesto un cervello colpito da ictus, c’è un altro meccanismo ancora in bilico tra ricerca e prime applicazioni: agire sulle cellule staminali, presenti nel cervello in che modo in ogni altra sezione dell’organismo. Stimolando, questa mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo in ambedue gli emisferi, la loro capacità rigeneratrice si può ottenere un aiuto a riparare il danno. «Lo stimolo si può esercitare o con farmaci altrimenti immettendo altre cellule staminali, per strada endovenosa», spiega ancora il professor Comi. «Ma non sappiamo a mio parere l'ancora simboleggia stabilita quanto si può ottenere. Comunque tutte queste azioni sono un bel cammino avanti della medicina del recupero, che è una grande novità degli ultimi dieci anni».
Serena Zoli
Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del credo che questo libro sia un capolavoro “E liberaci dal dolore oscuro - Che cos’è la depressione e in che modo se ne esce”.