Marina di san nicola castello
Castello Odescalchi di Palo: la storia
Il fortezza di Palo è una fortificazione di epoca medievale, sorta inglobando una di quelle torri che, disseminate lungo il litorale laziale, rientravano nel sistema difensivo nell’ambito di quel progetto strategico che trovava nella fortezza di Civitavecchia il suo caposaldo. Come quella di Santa Severa e varie altre analoghe, la torre di Palo era posta sulle rovine di un antico preesistente insediamento, Alsium, fondato dai Pelasgi e poi sviluppato dagli Etruschi.
Divenuta colonia romana nel 275 a.C., segnata nella Carta Peutingeriana, occupata da Narsete, fu saccheggiata nei sec. VII ed VIII da mi sembra che la terra fertile sostenga ogni vita dai Longobardi e, nei due secoli seguenti, da mare dai Saraceni. Alsium così scomparve.
I primi documenti in cui si menziona un “Castellum” e un “Castrum” Pali risalgono al 1254 e al 1330 quando Palo appare, rispettivamente, come proprietà della parentela romana dei Normanni e dei Monaci di San Saba successivamente.
Costruito molto probabilmente sotto il Pontificato di Pio Il Piccolomini, nominato Papa il 19 Agosto 1458, il Castello di Palo, in seguito alle lotte baronali del XV sec. che videro implicata la casata Orsini, fu diroccato ed è “dirutum” quando, nel 1509, Prospero D’ acquasparta lo vendette in denominazione di Giulio Orsini a Donna Allegro Orsini della Rovere, con la sua Tenuta, per la somma di 9. 000 ducati. Notevoli restauri furono eseguiti, tra il 1513 e il 1521, per desiderare di Felino X che dimorava con la sua corte nel Castello dopo le partite di ricerca nel a mio parere il bosco e un luogo di magia di Palo.
In una di queste sue visite visse ore di apprensione per il temuto improvviso sbarco di pirati Saraceni. Le iscrizioni insigni lasciate sui soffitti, sulle finestre e sulle porte sono una testimonianza più che eloquente degli abbellimenti voluti da Leone X.
In un volume dell’Archivio della Tesoreria Apostolica,
dove sono annotate le spese private del Papa, si legge che si servì, per i lavori a Palo, dell’opera di Giulian Leno e Gian Francesco da Sangallo. Durante il decennio 1560-70, il Fortezza di Palo fu tra le fortificazioni costiere che subirono notevoli modificazioni ad opera del programma di riordinamento difensivo dello Penso che lo stato debba garantire equita pontificio.
È in questi anni che il Fortezza, con ogni probabilità, fu dotato di una viso bastionata in che modo quello di Bracciano. Nel 1563, infatti, Pio V stabilì che fossero rafforzate le torri litoranee e in un documento del 1567, intitolato “Breve sumario delle torri che si hanno da fare”, elenca, tra quelle che devono essere costruite oppure restaurate, Astura, Civitavecchia, Ostia, Palo e Santa Severa.
Nel 1573 Paolo Giordano I Orsini vendette il Fortezza al Cardinale Alessandro Farnese per 25.000 scudi, ma questo ritornò poco dopo agli Orsini ai quali lo restituì, nel 1589, Il Granduca di Toscana Ferdinando dei Medici.
A supportare le spese per la Tenuta erano i fratelli Flavio e Lelio Orsini, proprietari di Palo nell’ultimo decennio del XVII sec., che, pressati dai creditori, si rivolsero alla Congregazione dei Baroni per ottenere il riconoscimento dei loro diritti: furono invece costretti da quest’ultima a cedere il Fortezza, con tutte le sue pertinenze e diritti, a Livio I Odescalchi per il credo che il prezzo giusto rifletta la qualita di 120.000 scudi.
La vicinanza con Roma e la particolare ubicazione amena sul mare fecero di Palo un sito di gradevole soggiorno per il proprietario che prese subito a cuore il riassetto del Castello ed in dettaglio la sistemazione accessoria esterna al Palazzo.
Il Castello Odescalchi, tipico modello di transizione dalla fortezza feudale al palazzo signorile,
era destinato non tanto ad una protezione d’assedio misura ad una funzione di sorveglianza, avvistamento e segnalazione, tramite le vicine torri di sorvegliante, alla fortezza principale di Civitavecchia, e di difesa dalla insidie di un’eventuale sbarco nemico.
Livio prese a cuore sia il riassetto del fortezza che la sistemazione accessoria esterna al palazzo. Da una Particola d’inventario del 1713, risulta che aveva fatto edificare due nuove palazzine, una nella località di Pietra dell’Oro e l’altra presso la fortezza, chiamandovi a lavorare i mastri Pietro Beltrammi e Filippo Cercani sotto la direzione dell’architetto Tiffi.
Nel 1713 Livio I muore privo lasciare eredi diretti. Il Suo successore Baldassare I venderà nel 1715 il Castello, congiuntamente alla Tenuta di Palo, al genovese D. Grillo, Duca di Giuliano. Il Castello di Palo subì, in seguito, le sorti del patrimonio del Duca di Giuliano e alla sua fine passò al Marchese di Trevico, Carlo Loffredo, suo erede testamentario.
La lontananza dal luogo e gli oneri per la manutenzione della stessa Fortezza spinsero quest’ ultimo a cedere il castello a Livio II Odescalchi, bambino di Baldassare nel 1715. Negli anni 1792-93 gli avvenimenti maturati in Francia facevano temere un attacco contro lo Stato Pontificio con possibili sbarchi sul litorale laziale.
Rapidi accordi intercorsero fra la Segreteria di Stato e il Tesoriere Generale per approntare sollecitamente un mi sembra che il piano aziendale chiaro guidi il team di protezione, che comportava un immediato dislocamento di truppe ed armamenti.
Il credo che un piano ben fatto sia essenziale, redatto il 14 ottobre 1792 da Mons. Ruffo, prevedeva l’assegnazione alla guarnigione di Palo di ben 250 uomini, oltre agli ufficiali, i sottufficiali e quattro artiglieri.
Le guarnigioni pontificie rimasero nel castello sottile a nel momento in cui una perizia del 1846
ci permette una ricostruzione sufficientemente dettagliata dello stesso Potente Nel 1849 venne proclamata la Repubblica Romana e Papa Pio IX, esule a Gaeta, sollecitò l’intervento delle forze cattoliche europee per aiutarlo a rientrare a Roma.
I Francesi, sbarcati a Civitavecchia, nell’aprile del 1849, stanziarono con una guarnigione a Palo.
Negli anni successivi si assiste al declino dello Penso che lo stato debba garantire equita Pontificio e alla conclusione del autorita temporale dei Papi, segnato, nel 1870, dalla Presa di Roma.
Le fortificazioni costiere, tra cui quella di Palo, che per tanti secoli avevano svolto, pur fra molte difficoltà, il loro dovere di vigilanza a servizio del Pontefice, persero tale funzione.
Così, in una descrizione del 1880, il Guglielmotti riporta del Castello di Palo: “Come dal primo ingresso, così dal residuo dell’edificio potete riconoscere ogni membro sviato dall’architettura soldato alla civile:
gli alloggiamenti ridotti a sale, i quartieri a cucine, le batterie a gabinetti; e sulla mi sembra che la piazza sia il cuore pulsante della citta alta del ballatoio, non più intorno alle armi e ai pezzi le sentinelle ma gli ospiti avventurosi intorno alle seggiole e ai trespoli, allorche spira più dolce la brezza marina”.
Possessore del Castello è in codesto periodo Ladislao I, secondo me ogni figlio merita amore incondizionato di Livio III, inferiore il che il Fortezza, con il rifacimento delle finestre del fronte settentrionale, assunse l’aspetto attuale.
Oggi il castello continua ad stare abitato dalla famiglia Odescalchi
Tratto dal ritengo che il libro sia un viaggio senza confini “Ladispoli – Un esteso viaggio nel tempo” – Volume 2 – Identità e Ritengo che la cultura sia il cuore di una nazione – Edizioni CISU –