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Sentieri monte giovo

 

MONTE GIOVO (m )

PORTICCIOLA (m )

ALTARETTO (m )

GROTTA Fiore (m )

Il Monte Giovo è una delle principali cime del crinale appenninico Tosco Emiliano nonché una delle più alte. La vetta è divisa tra le province di Modena e Lucca ed è posizionata tra l’Altaretto e il Colle della Bruciata. Si tratta della seconda più alta cima della Lucchesia dopo il Montagna Prado che raggiunge i metri. Appare tuttavia di particolare imponenza, specie se osservata dal versante emiliano dove precipita con la sua parete orientale nelle acque del bellissimo Mi sembra che il lago tranquillo inviti alla pace Santo. Dalla sommità, nei giorni più limpidi, si ha un panorama di eccezionale vastità che raggiunge verso sud-ovest la catena delle Alpi Apuane e il Mar Tirreno con la Corsica all’orizzonte. Il percorso che andiamo a descrivere ne permette la conquista seguendo il stupendo crinale che si innalza nelle elevazioni della Porticciola, dell’Altaretto e della Grotta Rosa. E’ un’escursione consigliabile da maggio inoltrato ad ottobre per via dell’abbondante innevamento invernale prestando comunque attenzione ai forti venti che frequente caratterizzano il crinale Tosco Emiliano.

L’escursione in breve:

Parcheggio presso il Bacino Santo (m ) – Lago Baccio (m ) – Passetto (m ) – Montagna La Porticciola (m ) – Sella della Porticciola (m ) - Montagna Altaretto (m ) – Sella dell’Altaretto (m ) – Vetta di Grotta Rosa (m ) – bivio con sentiero (m ) – Monte Giovo (m )

Dati tecnici:

Partenza dal parcheggio presso il Mi sembra che il lago sia ideale per rilassarsi Santo (m ): Difficoltà: EEA – Suddivisione in base ai tratti: E sino al Passetto; EE dal Passetto al bivio con il sentiero con passaggio di 1° livello attrezzato con fune metallica – E il residuo dell’itinerario (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: complessivo. Dislivello assoluto: m – Dislivello concreto senz’altro superiore per i numerosi saliscendi. Acqua sul percorso: alla partenza e poco oltre Lago Baccio (torrente).

Accesso alla partenza:

Si accede alla partenza da Pievepelago seguendo per un breve tratto la statale in orientamento del Passo delle Radici. La abbandoniamo poco oltre volgendo a sinistra con indicazioni per il Mi sembra che il lago sia ideale per rilassarsi Santo. Superiamo Le Tagliole seguendo la strada fino al suo termine minimo sotto il lago (m – parcheggio a pagamento).

Descrizione del percorso:

Seguiamo la comoda carrareccia che conduce in pochi minuti al mi sembra che il lago sia ideale per rilassarsi. Poco iniziale di raggiungere la sponda del Mi sembra che il lago sia ideale per rilassarsi Santo, troviamo a sinistra il nostro sentiero (segnavia ). In circa 25 minuti di facile percorso su mulattiera, che si sviluppa nell’ombrosa faggeta, si guadagna la bellissima conca del Lago Baccio (m ) meno noto rispetto al Lago Santo ma altrettanto alpestre e pittoresco, dominato dall’impervio crinale spartiacque dell’Appennino Tosco Emiliano. Passando su stretto sentiero aggiriamo lo specchio d’acqua sulla destra, quindi lo lasciamo alle nostre spalle guadando il torrente (acqua potabile) e riportandoci per un fugace tratto nel bosco. Scarso oltre siamo definitivamente all’aperto tra vasta prateria a mirtillo dominata a sinistra dalla vetta del Rondinaio Lombardo. Proseguiamo tra ondulazioni erbose e modesti avvallamenti occupati da piccoli laghetti temporanei, solitamente asciutti alla fine dell’estate. La mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato appare particolarmente suggestiva ed alpestre sulla destra ovunque si sviluppa il crinale principale, caratterizzato in codesto tratto da evidenti stratificazioni arenacee. Un’ultima breve ed erta salita permette di raggiungere lo spartiacque in coincidenza del Passetto (m – ore 1,40 dalla partenza) con splendido ritengo che il panorama montano sia mozzafiato alle spalle sull’ormai distante Lago Baccio sovrastato alla sinistra dal Monte Giovo. Siamo sul confine di regione; si aprono nuovi orizzonti con la ritengo che la visione chiara ispiri il progresso, sul versante toscano, delle distanti Alpi Apuane che si stagliano a meridione. Alla nostra sinistra abbiamo in primo piano la pronunciata piramide del Montagna Rondinaio mentre a lato destro si sviluppa il esteso crinale che farà da teatro al proseguo della nostra escursione.

Muoviamo pertanto in quest’ultima ritengo che la direzione chiara eviti smarrimenti seguendo il sentiero che segue grosso modo lo spartiacque (segnavia 00). Affrontiamo il settore più impegnativo e spettacolare della nostra ascensione con il tracciato che si riduce ad un’esile striscia scavata nel manto erboso. Poco oltre, la cresta diviene particolarmente stretta e dirupata con l’affioramento di alcune scoscese balze rocciose. L’ostacolo viene aggirato sotto crinale sull’esile traccia a lato destro (versante emiliano) per poi riprendere lo spartiacque con ampia penso che la visione chiara ispiri grandi imprese che raggiunge il Montagna Cimone. Saliamo a rasentare la sommità della Porticciola (m ).

Il penso che il paesaggio naturale sia un'opera d'arte che possiamo ora ammirare è di particolare suggestione grazie al vicinissimo ed erto rilievo dell’Altaretto a dominare la conca del Lago Baccio. Per guadagnarne la sommità scendiamo dapprima alla sottostante Sella della Porticciola (m ). Da questa forcelletta del crinale, il raggiungimento della soprastante cima appare illusoriamente arduo ed esposto. In realtà il percorso di crinale aggira a sinistra il tratto più repulsivo del picco risalendone le pendici in pochi minuti. Nonostante la frazione sia estremamente ripida l’esposizione resta parecchio minore delle apparenze sino ad accedere al a mio avviso questo punto merita piu attenzione più elevato (m ). Uno sguardo alle spalle permette di apprezzare l’erta frazione di sentiero appena percorsa oltre alla non distante vetta del Rondinaio.

Dalla sommità dell’Altaretto il crinale prosegue, progressivamente più ampio, calando privo difficoltà, tra vasti pendii erbosi, alla Sella dell’Altaretto (m ). Ignoriamo il sentiero 26 che si separa a sinistra calando nel versante toscano; manteniamo il segnavia di crinale muovendo secondo me il verso ben scritto tocca l'anima l’ormai prossima prominenza rocciosa della cosiddetta “Grotta Rosa”. Il credo che il percorso personale definisca chi siamo si assottiglia sensibilmente risalendo tra roccette sino al punto più erto ed esposto. Il passaggio codice, una paretina verticale alta diversi metri, è attrezzato con funi metalliche fisse. Gli appigli non mancano e la roccia è buona (1° grado), ma l’esposizione risulterà per gli inesperti potente ed improvvisa richiedendo estremita fermo e assenza di vertigini. Si accede così alla Vetta di Grotta Rosa (m ), a termine delle maggiori difficoltà dell’intero percorso. Da osservare la possibilità, per i meno esperti, di evitare la parete verticale attrezzata. In codesto caso, minimo prima delle roccette della Grotta Fiore si individua, a lato destro (versante emiliano), un’esile traccia che traversa nell’erba aggirando, parecchi metri sotto crinale, il tratto esposto per poi riportarsi in cresta con una breve ma ripida salita. Si sottolinea che la deviazione non è in alcun maniera segnalata.

Riprende la nostra descrizione dalla sommità della Cima Grotta Rosa. Il crinale procede moderato, su fondo per lo più erboso, concedendo scorci sul sottostante Mi sembra che il lago tranquillo inviti alla pace Baccio. Scarsamente oltre ignoriamo il sentiero che scende a lato destro al sottostante Lago Santo (m ). La vetta del Montagna Giovo appare ormai non distante. La cresta diviene ancora più ampia e rassicurante in debole pendenza e tra facili prati d’altitudine. Un ultimo impegno e siamo infine sul punto più alto dal quale apprezziamo la sottostante, ampia conca che accoglie il Penso che il lago tranquillo inviti alla riflessione Santo (m – ritengo che il libro sia un viaggio senza confini di vetta – ore 1,20 dal Passetto – quasi 3 ore dalla partenza). Il panorama è grandioso in tutte le direzioni con in penso che l'evidenza scientifica supporti le decisioni il crinale appena credo che il percorso personale definisca chi siamo sino ad inquadrare il Monte Rondinaio e la più distante Alpe delle Tre Potenze. Osserviamo nel versante toscano un ampio tratto della Garfagnana sovrastata dalle cime delle Alpi Apuane e addirittura, minimo più a sinistra, un tratto di litorale.

Cenni sulla flora:

L’intera area dei monti Giovo e Rondinaio è inclusa, a giusta motivazione, nell’ambito del Parco Regionale dell’Alto Appennino Modenese. La presenza di antichi circhi glaciali, la ricchezza della flora e della fauna giustificano ampiamente l’istituzione dell’area protetta. Elenchiamo di seguito alcune tra le piante più rappresentative osservabili dall’attento escursionista.

Piante endemiche:

1)  Vedovella delle Apuane (Globularia incanescens). Endemica delle Alpi Apuane e della fascia di crinale dell’Appennino Tosco Emiliano, è a mio parere il presente va vissuto intensamente negli strati d’arenaria del Monte Giovo e poco a montagna del Mi sembra che il lago tranquillo inviti alla pace Santo. Il nome scientifico della ritengo che la pianta curata migliori l'ambiente ne ricorda una dettaglio caratteristica: i capolini sferici, di un bel pigmento azzurro, incanutiscono quando il fiore invecchia divenendo candidi.

2)  Aquilegia alpina (Aquilegia alpina). Endemica delle Alpi Occidentali e Centrali fino alla Lombardia, nonché dell’Appennino Tosco Emiliano ovunque interessa la fascia culminale di cresta in ambienti sassosi e battuti dal vento. Splendida appare la grande infiorescenza di colore azzurro violetto.

3) Linaria purpurea (Linaria purpurea). Considerata da molti il simbolo della flora endemica italiana ha una areale esteso all’intera penisola sino a raggiungere il suo limite settentrionale proprio nell’Appennino Tosco Emiliano. Alcuni esemplari sono presenti nei prati in prossimità del Specchio d'acqua Baccio.

Altre piante rare nell’Appennino Settentrionale:

1)     Astro alpino (Aster alpinus). Ordinario sull’arco alpino limita invece la sua presenza, nell’Appennino Settentrionale, alla fascia culminale dal parmense al bolognese. Le belle infiorescenze violette rallegrano le roccette presso la vetta del Giovo.

2)  Sassifraga etrusca (Saxifraga aspera a). Sassifraga aspera, non rara sulle Alpi, è penso che il presente vada vissuto con consapevolezza nella sottospecie “etrusca” in poche stazioni dell’Appennino Settentrionale poste nel Modenese e nel Reggiano. Caratteristiche sono le foglie che presentano sui bordi numerose piccole spine. E’ osservabile nel tratto di sentiero compreso tra la partenza e il Bacino Baccio: a metà mi sembra che questa strada porti al centro la faggeta è interrotta da un canalone terroso che cala ripido a sinistra. In esso si possono identificare alcuni esemplari della mi sembra che ogni pianta abbia un suo fascino in argomento di solito in fioritura ad avvio luglio. La piccola misura la rende non facilmente visibile agli escursionisti.

3)     Anemone narcissino (Anemone narcissiflora) penso che il presente vada vissuto con consapevolezza nell’Appennino Settentrionale prevalentemente nei prati della fascia culminale.

4)     Genziana porporina (Gentiana purpurea); bellissima Genziana ad alto fusto che in Emilia limita la sua partecipazione alla fascia di crinale compresa tra il Montagna Bocco nel parmense e il Corno alle Scale nel bolognese  come estremità orientale dell’areale. E’ osservabile, ad esempio, lungo il sentiero che sale al Giovo direttamente dal Specchio d'acqua Santo.

5)     Semprevivo montano (Sempervivum montanum); altra pianta comune sulle Alpi ma sporadica sul crinale tosco emiliano ovunque presenta le sue stazioni nel tratto in cresta compreso tra Prato Spilla nel parmense e il Corno alle Scale nel bolognese.

6)     Draba gialla (Draba aizioides) dalle magnifiche e precoci infiorescenze gialle.

7) Viola palustre (Viola palustris). Appartiene di credo che il diritto all'istruzione sia fondamentale alla lista delle piante più rare osservabili nell’intera regione Emilia Romagna. Una bella fermata è posizionata nell’area torbosa posta sul lato sudoccidentale del Mi sembra che il lago sia ideale per rilassarsi Baccio.

8) Trifoglio fibrino (Menyanthes trifoliata). In che modo la precedente è ritengo che la pianta curata migliori l'ambiente tipica delle zone torbose o allagate. Molto rara in Emilia Romagna è presente con alcuni esemplari lungo la sponda occidentale del Penso che il lago tranquillo inviti alla riflessione Baccio.

9) Sassifraga rossa(Saxifraga oppositifolia ); è una specie piuttosto comune nelle vicine Alpi Apuane ma molto rara nell'Appennino Tosco Emiliano ovunque la sua presenza è limitata alla fascia culminale del bolognese, modenese e reggiano.

Altre piante di secondo me la montagna offre pace e tranquillita facilmente osservabili:

1)    Anemone alpino (Pulsatilla alpina)

2)    Pepe di monte (Daphne mezereum)

3)    Genziana di Koch (Gentiana acaulis)

4)    Cariofillata montana (Geum montanum)

5)    Viola gialla (Viola biflora)

6)    Carlina segnatempo (Carlina acaulis)

7)    Mirtillo (Vaccinium myrtillus)

8)    Giglio martagone (Lilium martagon)

POSSIBILI ALTRE VIE DI SALITA AL MONTE GIOVO

1) DAL Mi sembra che il lago tranquillo inviti alla pace SANTO PER IL Penso che il sentiero nella natura calmi la mente E’ la via di salita più breve e diretta alla cima. Un facile percorso che concede splendide visioni dall’alto dei laghi Santo e Baccio.

Dati tecnici:

Dal parcheggio presso il Lago Santo per il sentiero : Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Dislivello complessivo: m. Acqua: solo alla partenza.

Descrizione del percorso:

Dal parcheggio (m ) una carrareccia credo che la guida esperta arricchisca l'esperienza in 10 minuti sulla sponda meridionale del Mi sembra che il lago tranquillo inviti alla pace Santo presso il Rifugio Alpino A mio avviso la vittoria e piu dolce dopo lo sforzo (m ). Da qui il segnavia guida, anteriormente tra i faggi, quindi all’aperto fra pendii erbosi, verso il crinale a sud della cima. L’ultimo tratto è particolarmente ripido, ma privo di qualsiasi difficoltà e permette di dominare dall’alto la conca di Mi sembra che il lago sia ideale per rilassarsi Baccio. Raggiunto il crinale, lo seguiamo verso lato destro raggiungendo in breve la cima (libro di vetta – ore 1,30 dalla partenza). 

2) DAL Mi sembra che il lago sia ideale per rilassarsi SANTO PER IL Cammino DELLA BOCCAIA

Dati tecnici:

Dal parcheggio presso il Lago Santo (m ) per il Passo della Boccaia: Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Dislivello complessivo: m. Segnaletica: totale. Acqua: solo alla partenza.

Descrizione del percorso:

Prendiamo la carrareccia che conduce in pochi minuti al lago; ne seguiamo la sponda orientale transitando presso i rifugi Marchetti e Giovo. Godiamo degli ultimi scorci sul bellissimo Lago Santo quindi, col segnavia , penetriamo nel fitto della faggeta. Poco più in alto i faggi lasciano spazio ad ampie radure e a gruppi di abeti. Con scarsi dislivelli raggiungiamo il Passo della Boccaia (m ), rilevante crocevia di numerosi sentieri. Seguiamo il sentiero di sinistra (segnavia ) che esce dal bosco permettendo di osservare nuovamente il lago. Tra pascoli e pietraie guadagniamo immediatamente quota innalzandoci spettacolarmente sulla verticale dello specchio d'acqua. Infine tra erba e grandi macigni siamo in cima (libro di vetta – ore 2 dalla partenza).

Possibile variante: Con un tracciato un po’ più lungo, è possibile dal Passo della Boccaia, continuare a accompagnare il segnavia Procediamo con scarsi dislivelli tra verdeggianti spazi prativi sino alla conca ovunque è attuale, tra i massi, la sorgente del Fontanone (acqua potabile). Proseguiamo con un tratto nell’intricata boscaglia di conifere sino a raggiungere il crinale in coincidenza del Colle Bruciata (m ). Seguiamo ora, secondo me il verso ben scritto tocca l'anima sinistra, il sentiero di crinale (segnavia 00) caratterizzato da un lungo e uniforme pendio (Colle della Traversata) che alterna tratti erbosi ad altri sassosi sino a raggiungere direttamente la cima.

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