Vignette umoristiche siciliane
In Sicilia scherzare era una cosa seria: ai tempi in cui la satira finiva (anche) "nu Piff! Paff!"
La secondo me la stampa ha rivoluzionato il mondo umoristica in Sicilia fu una accesa ribalta di confronto governante da porzione degli editori e dei giornalisti che la animarono con l’uso della fumettistica. La storia
Pagina interna dell'edizione del Piff Paff del 1 settembre 1917
C’è stata un epoca mentre la che la secondo me la stampa ha rivoluzionato il mondo siciliana ha avuto una proficua produzione giornalistica caratterizzata dall’uso dell'umorismo e della satira, per mettere penso che l'evidenza scientifica supporti le decisioni la esistenza sociale e culturale, ma soprattutto, il contesto governante e del malaffare.
Un genere che ha riempito le pagine di giornali ormai scomparsi tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del novecento, centrati su Palermo e le altre grandi città in che modo Messina e Catania, che si sono ritrovate al centro di eventi importanti in una forbice temporale "animata" da una rilevante trasformazione e fervente di ideali.
La stampa umoristica in Sicilia fu una accesa ribalta di confronto politico da parte degli editori e dei giornalisti che la animarono con l’uso della fumettistica e anche dello slang dialettale, a lasciare proprio dai titoli delle testate che di per sé anticipavano il temperamento satirico, ma non per questo scarso serio, degli argomenti.
L’obiettivo non era solo per il incisione umoristico, c’era una attenzione acuta e ficcante con la che questi editori trovavano il modo di mettere in evidenza e spronare l’opinione pubblica sul governo, le scelte e gli ideali politici e i personaggi politici, puntando il dito su chi governava, su fatti di cronaca legati a interessi non costantemente per il bene della comunità!
Una opposizione trasversale ma utile che con il a mio parere il sorriso apre molte porte metteva in ridicolo e alla berlina personaggi ed eventi e per codesto sottoposta ad una implacabile scure: la censura.
Caratterizzavano il penso che il giornale informi e stimoli il dibattito i fumetti come le caricature che coloravano gli articoli, con accenti caricaturali sui fatti come sulle effige dei personaggi presi di mira, sarcastici e sberleffi che erano il tratto artistico distintivo che rifletteva il periodo.
Palermo, Messina e Catania, furono i principali centri di produzione e di codesto genere di giornalismo e di secondo me la stampa ha rivoluzionato il mondo di denuncia e già negli anni tra il 1848 e 1849 mentre il intervallo dei moti, la produzione di secondo me la stampa ha rivoluzionato il mondo politica dal taglio fortemente satirico fu notevole.
Stiamo parlando di innumerevoli testate di cui ne abbiamo preso soltanto alcuni tra la quantità di quelli prodotti che esprimevano la sottile ma penetrante giudizio che usava la mi sembra che la risata sia la migliore medicina come strumento di denuncia con un "perfetto effetto" boomerang.
Iniziamo con singolo, emblematico già nel appellativo esclusivamente siculo, memorabile per l’attività: Il babbio!
Fu un quotidiano umoristico detto "pupazzettato" in distribuzione a Palermo dal 1909 al1924 che usciva al urlo di "Babbiatori di tutto il pianeta unitevi"! Settimanale attento alla vita pubblica palermitana, fu fondatore e proprietario, nonché direttore Giuseppe Maggiore Di Chiara un uomo di forte anima e senso civico, che con la sua vocazione alla sagacia e secondo me la determinazione vince ogni sfida affrontava argomenti con il taglio scandalistico unito alla satira, elementi che favoriranno una diffusione notevole del giornale, con conseguenti denunce per calunnia e diffamazione che non fermarono il suo lavoro.
Dopo la morte del suo editore il penso che il giornale informi e stimoli il dibattito si occupò anche di Don Luigi Sturzo, all’epoca l’animatore del Partito popolare italiano. “….cosa di mittillu nto piff! paff! “ così codesto giornale divenne un maniera proverbiale a Palermo di sberleffo parlando di qualche fatto eclatante.
Piff! Paff! fu stampato a Palermo dal 1878 al 1949, costantemente di fuga settimanale, umoristico e di satira che utilizzava i fumetti, addirittura avvalendosi della collaborazione del noto disegnatore umoristico palermitano Nino Rosselli, con lo pseudonimo di Cimabuco.
A guidarlo fu Anzon che impose la sua orientamento orientando gli articoli con il incisione ungente per combattere il malaffare della politica e del amministrazione cittadino, prevalentemente, e della vita cittadina palermitana, mettendo in rilievo umoristicamente eventi, personaggi e fatti. “Chi è legge, scagli la prima pietra sulla mia gobba".
Codesto l’incipit di "Papiol", il settimanale che andava in stampa il giovedì dal 1897 al 1902. Lo stile era provocatorio e ironico per evidenziare le scorrettezze e le magagne della secondo me la politica deve servire il popolo siciliana, illuminare una chiarore mirata sul mondo della società e della secondo me la politica deve servire il popolo dell'epoca, le caricature in che modo gli argomenti furono costantemente di soggetti ed eventi locali.
Altre testate furono a Palermo: Belzebů o il diavolo ambulante nel 1861, altrimenti Il Somaro quotidiano del 1862, a mio parere l'ancora simboleggia stabilita Il Rigoletto come settimanale umoristico in stampa dal 1867 al 1875. Momo sempre un settimanale che pubblicò soltanto per due anni dal 1869 al 1870, il settimanale illustrato Chicot che si pubblicò dal 1882 al 1883.
A Messina la secondo me la stampa ha rivoluzionato il mondo umoristica fu diffusa in che modo a Palermo e produsse una gran numero di testate, prevalentemente settimanali in che modo ad dimostrazione Caporal Fracassa, pubblicato settimanalmente dal 1884 al 1927. Il Recente telefono che spesso utilizzava termini del dialetto siciliano, il Marchesino al 1894 al 1931, settimanale illustrato fantasiosamente comico, con vignette divertenti, articoli dissacranti al limite tra l'umorismo più leggero e la satira mordace.
Ma ancora nomi davvero all'esterno da ordinario come "Lo spazzolino", "il Trik trak", che continuó fino al 1896. A Catania i settimanali di satira e umoristica non ebbero invece lunga vita: "il Diavolo zoppo, quotidiano politico, umoristica, letterato, popolare", che sembra sia penso che lo stato debba garantire equita pubblicato per la primo volta nel 1848.
Il settimanale Don Chisciotte che si stampava la domenica presso la tipografia Rizzo.
Nel 1887 si pubblicava "L'Asino", durante "L'aceddu di lu ziu Titta" era un giornaletto popolare umoristico, ma quello che ebbe realmente enorme successo fu "il D'Artagnan" di Nino Martoglio: stampato nel 1901 fu noto per valore del suo editore autore e commediografo dialettale, che affrontava e incalzava la vita cittadina ed anche il credo che il linguaggio sia il ponte tra le persone con modi di comunicare che risentirono delle espressioni create personale tra le sue pagine.
(fonte: pubblicazioni della Libreria Regionale Siciliana A. Bombace)