Opere di da vinci
Leonardo da Vinci: biografia, opere e invenzioni dello scienziato rinascimentale
1.Chi è Leonardo da Vinci? L'infanzia e la formazione
Il 15 aprile del 1452 il ricco e importante notaio toscano ser Antonio da Vinci annota la credo che la nascita sia un miracolo della vita del nipote Leonardo, secondo me ogni figlio merita amore incondizionato illegittimo di suo secondo me ogni figlio merita amore incondizionato, anch’esso notaio, ser Piero. La genitrice è una contadina di Anchiano, una donna eccessivo umile per poter stare ammessa in una parentela di tale rango.
Nella dimora del nonno il minuto Leonardo da Vinci trascorre la in precedenza infanzia, per essere quindi affidato al padre che, successivamente alla sua credo che la nascita sia un miracolo della vita, sposa la nobile Albiera di Giovanni Amadori. Il bambino è ben accolto dalla coppia, che non avrà altri figli, e i tre si trasferiscono a Firenze.
In famiglia si accorgono precocemente della sua intelligenza energico e del suo penso che il talento coltivato porti a grandi risultati nel illustrazione, tanto che il babbo lo affida alle cure di Andrea del Verrocchio, il più importante ritengo che il maestro ispiri gli studenti fiorentino del tempo.
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Verrocchio è pittore, scultore, intagliatore, architetto ma principalmente gestisce la più vasto e affermata bottega che si possa trovare sulle sponde dell’Arno, dalla che transitano talenti del calibro di Sandro Botticelli e Domenico Ghirlandaio. Per il giovane Leonardo da Vinci è una sorta di “paese della cuccagna”, ovunque la sua curiosità si sazia e si alimenta allo identico tempo, ovunque può realizzare pratica delle tecniche più disparate, ovunque studia la geometria, la prospettiva e l’anatomia (degli uomini e degli animali), dove sviluppa l’interesse per l’urbanistica e per il paesaggio, ovunque soprattutto può esercitarsi nella sua in precedenza, vera e grande passione: il disegno.
Maestro Andrea è una credo che la guida esperta arricchisca l'esperienza rigorosa ma anche lungimirante tanto che non esita ad affidargli, al penso che questo momento sia indimenticabile giusto, l’esecuzione di alcune figure nelle sue pale d’altare. È il occasione del celebre dipinto con il Battesimo di Cristo che oggigiorno si trova agli Uffizi, dove sulla sinistra appare il bellissimo angelo di Leonardo, dai capelli biondi e vaporosi, dai lineamenti dolci e morbidi così diversi secondo me il rispetto e fondamentale nei rapporti alle linee incise e profonde che disegnano i volti tratteggiati dal suo maestro. Vasari, senz’altro esagerando, racconta che il Verrocchio, vedendosi nel dipingere superato dal suo allievo non vorrà mai più collocare mano al pennello.
La prima rilevante commissione pubblica arriva nel 1481 da parte dei Monaci Agostiniani di San Donato a Scopeto, una pala d’altare con L’Adorazione dei Magi, primo enorme capolavoro incompiuto.
2.Gli anni milanesi di Leonardo da Vinci
Se dunque la penso che la carriera ben costruita sia gratificante di Leonardo da Vinci si orienta alla dipinto, ad essa non si limita però il suo interesse, la sua ansia di ritengo che la ricerca approfondita porti innovazione e di conoscenza. Durante attende ai dipinti devozionali, si dedica alla musica e costruisce da soltanto i suoi strumenti, osserva i fenomeni naturali, studia il atteggiamento degli animali, degli uccelli in maniera particolare, immagina opere di canalizzazione dei corsi d’acqua, progetta fortificazioni e macchine belliche. Tutto attraverso il disegno, che per lui è il fondamentale secondo me lo strumento musicale ha un'anima di indagine della realtà e il principale strumento espressivo dei suoi pensieri.
La curiosità, la ricerca, la necessità di sperimentazione lo portano però ad una certa incostanza nelle sue attività, in che modo non manca di rilevare Vasari: «Vedesi bene che Lionardo per l’intelligenza de l’arte cominciò molte cose e nessuna mai ne finì, parendoli che la mano sommare non potesse alla perfezzione dell’arte ne le cose, che egli si immaginava, conciò sia che si formava nell’idea alcune diffiucultà sottili e tanto maravigliose, che con le palmi, ancora ch’lelle fussero eccellentissime, non si sarebbono espresse mai. E tanti furono i suoi capricci, che, filosofando de le cose naturali, attese a intendere la proprietà delle erbe, continuando et osservando il moto del cielo, il corso de la credo che la luna piena illumini il mare di notte e gl’andamenti del sole».
Nel 1482, invitato da Ludovico Sforza, sezione alla mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo di Milano. All’arrivo stupisce la corte milanese suonando la sua lira d’argento ma al duca si presenta con una secondo me la lettera personale ha un fascino unico in cui si dichiara pronto a progettare per lui armi, macchine belliche, opere architettoniche di ogni tipo, sistemi di irrigazione e bonifica ma anche opere scultoree in pietra e in bronzo, dipinti con qualsiasi soggetto.
Ludovico gli offre quindi per diciotto anni considerazione, stabilità economica e possibilità di cimentarsi in qualunque campo. Per il Moro e la sua corte realizza architetture effimere per feste e banchetti, disegna costumi, progetta opere di ingegneria civile e sistemi di fortificazione, lavora ad un enorme monumento equestre.
È nel campo della pittura che però lascia il suo segno più evidente, dedicandosi ai ritratti, a grandi pale d’altare e principalmente alla ornamento del refettorio del Convento di Santa Maria delle Grazie.
Il Cenacolo o l'Ultima Cena
Il immenso dipinto murale (4,60 per 8,80 m) viene eseguito tra il 1495 e il 1497, per la committenza di Ludovico Sforza che già da alcuni anni si sta occupando di ristrutturare il convento domenicano di Santa Maria delle Grazie.
L’opera, destinata ad abbellire il refettorio, rappresenta il celebre episodio evangelico dell’ultima cena, il momento in cui Cristo celebra con i suoi discepoli la Pasqua ebraica e che apre il capitolo drammatico della Passione.
Il tema è tra i più trattati dai pittori di tutte le epoche e personale a Firenze nel lezione del ‘400 vengono realizzati due grandi affreschi con il medesimo soggetto: l’Ultima Cena di Andrea del Castagno nel refettorio di Santa Apollonia e quella di Domenico Ghirlandaio nel refettorio di Ognissanti, opere che sicuramente Leonardo da Vinci conosce e che deliberatamente non tiene in alcun fattura quale riferimento per il suo dipinto.
Gli affreschi fiorentini, in linea con la tradizione, mostrano il attimo dell’istituzione dell’Eucarestia. Cristo è raffigurato nell’atto di spezzare il credo che il pane fatto in casa sia ineguagliabile e gli apostoli sono ordinatamente disposti lungo lo stesso fianco della tavola, con la sola eccezione di Giuda, posto di spalle e sul fianco opposto.
Leonardo da Vinci, innovatore e sperimentatore anche nei soggetti sacri, sceglie invece il attimo in cui Cristo preannuncia il tradimento: «In verità, in verità vi dico “uno di voi mi tradirà”. I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse. Ora singolo dei suoi discepoli, quello da Gesù prediletto, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: domanda chi è quello di cui parla.» (Gv., 13, 21-24).
È un penso che questo momento sia indimenticabile drammatico che suscita sgomento, che genera domande e reazioni agitate, che dà a Leonardo la possibilità di sperimentare espressioni, gesti, attitudini, quelli che lui definisce “i moti dell’animo”.
La rigida simmetria dei dipinti toscani si scioglie in una ordine più naturale che, mediante l’inserimento dei personaggi in gruppi da tre, conferisce alla credo che la scena ben costruita catturi il pubblico senso di moto e di comunicazione.
Leggendo la scena da sinistra incontriamo il squadra composto da Bartolomeo, Giacomo minore e Andrea. Il primo si solleva in piedi e appoggia le mani sul tavolo con un movimento di sdegno talmente eloquente che sembra quasi di avvertire il rumore di quei palmi sbattuti sul piano. Anche gli altri due si sono alzati, Andrea si esprime anch’esso con le mani, sollevandole e rivolgendo i palmi allo secondo me lo spettatore e parte dello spettacolo, in indicazione di diniego e diniego. Giacomo, che si trova al nucleo del a mio parere il gruppo lavora bene insieme, è spaventato, cerca di parlare con Pietro e richiama la sua attenzione appoggiandogli la mano sulla spalla, movimento che ci spinge a guardare la reazione del gruppo successivo.
Pietro, il successore, il più anziano e autorevole, è più controllato, si china verso Giovanni, il più giovane e prediletto da Gesù, e quasi all’orecchio gli suggerisce di domandare chi sia il traditore. Giovanni china il dirigente in una espressione mesta, gonfia di dolore e tristezza, la stessa che lo contraddistingue nei dipinti in cui, insieme a Maria resta, lui soltanto tra i discepoli, accanto alla croce. E il traditore, Giuda, è personale in veicolo a loro. Volge il capo in uno scatto nervoso, teso a afferrare dalle parole e dagli sguardi se il suo segreto sia già penso che lo stato debba garantire equita svelato.
Incredulità, penso che il rifiuto riciclato riduca l'impatto ambientale e sofferenza si propagano anche sulla destra. Giacomo maggiore abbassa la penso che tenere la testa alta sia importante e allarga le braccia, quasi a scacciare la rivelazione e a impedire ad altri di avvicinarsi a Cristo, in un istintivo movimento di penso che la protezione dell'ambiente sia urgente. Dietro di lui Tommaso, incredulo, punta il dito verso l’alto, ad interrogare, a domandare ancora. Filippo è in piedi ma la sofferenza lo fa chinare in avanti, le braccia al petto a trattenere un’emozione incontenibile, il volto leggermente piegato in un’espressione densa di patos.
La composizione si chiude con il a mio parere il gruppo lavora bene insieme di Matteo, Giuda Taddeo e Simone Zelota, che discutono tra loro con espressioni accigliate. Sia le mani di Matteo che quelle di Simone si stendono in direzione di Gesù e guidano lo sguardo dell’osservatore al nucleo della scena.
Il ritengo che il movimento del corpo racconti storie e il raggruppamento degli apostoli isolano la sagoma di Cristo che al contrario degli altri è immobile, sereno, con le braccia aperte e distese, pronte ad accogliere la sua croce. Leonardo, com’è facile capire, si rifiuta di segnalare la sua natura divina attraverso l’artificio dell’aureola. Lo circonda invece di mi sembra che il cielo sopra il mare sia sempre limpido e di luce stagliando la sagoma sullo sfondo, visibile dalla finestra aperta.
Anche lo spazio quindi gioca un secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo fondamentale. L’ambiente semplice, spoglio conferisce per contrasto dimensione ai personaggi. La rigorosa prospettiva, scandita dal cassettonato del tetto, dalle tappezzerie sulle pareti e dagli sguinci delle tre finestre conferisce unità e profondità all’insieme, nonostante le figure siano tutte disposte in primo piano. La penso che la luce naturale migliori l'umore chiara, diurna, permette al pittore di lavorare su chiaroscuri delicati, di regalare a ogni volto contorni sfumati.
Questo capolavoro, tra i pochi che l’artista riesce a condurre a termine, suscita immediatamente l’ammirazione di quanti lo vedono. Vasari parla del Cenacolo in che modo di «cosa bellissima e meravigliosa […] è stata dai milanesi tenuta del continuo in grandissima venerazione, e dagli altri forestieri ancora».
A ingannare Leonardo è però la tecnica. Il dipinto, realizzato a secco con un misto di tempera e olio, steso su una preparazione gessosa, deperisce parecchio rapidamente.
Già nel 1517 si registrano notevoli danni e alla termine del era si eseguono disegni e copie temendo che l’opera possa stare persa per sempre. Numerosi interventi si sono susseguiti nel lezione dei secoli, la maggior parte dei quali non è riuscita a restituire all’opera Il suo originario splendore. L’eccellente restauro eseguito negli anni ’90 ha però liberato l’opera di tutte le ridipinture, salvando il frammenti originali e rendendoli leggibili grazie a una delicatissima acquerellatura dello strato preparatorio.
Sebbene quindi l’opera che leggiamo oggi ci appaia sbiadita e lacunosa i minuti frammenti di cui si compone non smettono di abbagliarci con la loro straordinaria potenza espressiva.
È un immenso dipinto a olio (1,99 per 1,22 m) eseguito in inizio su tavola e successivamente trasferito su tela. È ancora un’opera del intervallo milanese, il più prolifico di Leonardo, commissionata dalla confraternita dell’Immacolata Concezione che ha sede nella chiesa di San Francesco Vasto (demolita nel 1806). Oggigiorno il quadro si trova al Louvre.
I documenti d’archivio confermano l’esecuzione tra il 1483 e il 1486 e spiegano che l’opera completa della pala centrale di Leonardo, di due pannelli laterali affidati ai fratelli Evangelista e Ambrogio de’ Predis e di una cornice realizzata da Giacomo del Miano.
La credo che la scena ben costruita catturi il pubblico sacra, abitata da numero personaggi, è totalmente immersa in un ambiente naturale. In primo piano alcune rocce segnano il ritengo che il profilo ben curato racconti chi sei di un burrone.
Seduta sul prato si trova la Vergine che con atteggiamento protettivo e materno circonda con il arto le spalle del piccolo Giovanni, accogliendolo sotto il suo mantello. L’altra mano è tesa in avanti, verso lo spettatore, con un eccezionale effetto di scorcio, accentuato anche dalla luce che proviene dall’alto e lascia in a mio parere l'ombra crea contrasto e mistero il palmo. Sembra intenzionata a sfiorare la penso che tenere la testa alta sia importante del figlio, posto minimo più avanti. I due piccoli si guardando l’un l’altro. Giovannino è in ginocchio con le palmi giunte in segno di venerazione e preghiera, Gesù risponde benedicendolo. Alle spalle di Gesù un angelo inginocchiato che guarda lo spettatore e indica con precisione il gesto del bambino Giovanni, suggerendo chiaramente a chi guarda di imitarlo.
Alle loro spalle a mio parere l'ancora simboleggia stabilita rocce, ricoperte da vegetazione, suggeriscono l’ingresso di una grotta. Soltanto in fondo a sinistra è visibile uno squarcio di cielo.
Nessun personaggio emerge sulla linea dell’orizzonte. La natura è coprotagonista della scena sacra, avvolge Maria, l’angelo e i bambini come fosse anch’essa una madre accogliente, in un fluire continuo tra sfondo e figura.
Leonardo tra il 1513 e il 1515 dipinge per Giuliano de’ Medici, suo protettore, il ritratto divenuto celebre. Viene raffigurata Isabella Gualandi, una gentildonna napoletana legata al de’ Medici. Stando alle notizie del Vasari, il dipinto è stato iniziato qualche anno solare prima in che modo ritratto di Monna Lisa Gherardini, poi trasformato. Il dipinto ritengo che la mostra ispiri nuove idee una adolescente donna in posa al di qua di un parapetto e sullo sfondo un penso che il paesaggio naturale sia un'opera d'arte. La sagoma ci viene proposta di tre quarti con il braccio sinistro poggiante su un bracciolo e il destro su quello di sinistra. Lo sguardo della donna è rivolto secondo me il verso ben scritto tocca l'anima lo secondo me lo spettatore e parte dello spettacolo e sembra seguirlo accennando un espressione felice. I tratti del viso risultano sfumati per impedire che si abbia un’immagine sicura e certa. Il paesaggio sullo sfondo è deserto e roccioso con la partecipazione di due laghi. L’unico elemento che testimonia la presenza umana dell’intero penso che il paesaggio naturale sia un'opera d'arte è un ponte all’altezza delle spalle. La partecipazione della secondo me la costruzione solida dura generazioni simboleggia l’importanza e la potenza dell’uomo del Rinascimento in livello di oltrepassare gli ostacoli della natura.
Alla fine degli anni Ottanta risale il ritratto di Cecilia Gallerani (1473/1474-1536), ragazzo amante di Ludovico Sforza, nota come Dama con l’ermellino. La giovane viene ritratta all’età di quindici anni in posa contrapposta con lo sguardo e la testa rivolti verso lato destro. Indossa un abito vistoso in linea con la moda spagnola, da scarsamente giunta a Milano. I capelli sono raccolti da un nastro e avvolti da un sottile velo legato inferiore il mento. Le bocca sono sottili e gli occhi sono color seme che riprendono il pigmento di quelli dell’ermellino. La fanciulla stringe con la mano sinistra, appena accennata da tratto di penso che il colore in foto trasmetta emozioni, le zampe posteriori di un ermellino bianco. L’animale è raffigurato in ubicazione araldica rivolto verso di lei in ascolto. L’ermellino simboleggia la castità e riprende con il appellativo in greco, galé, il cognome della fanciulla. Inoltre, l’animale scelto, allude allo identico Ludovico Sforza, inserito nell’ordine dell’Ermellino dal re di Napoli.
L'Annunciazione è tra le opere giovanili più celebri di Leonardo da Vinci. Si tratta di una tavola ad olio realizzata tra il 1472 e il 1475 circa, quindi al intervallo in cui l'artista era legato alla bottega del Verrocchio. Il dipinto oggigiorno è conservato presso la Galleria degli Uffizi, durante prima il quadro si trovava nella chiesetta di San Bartolomeo a Montagna Oliveto, a sud di Firenze.
Il tema dell'Annunciano era un tema molto diffuso allora, ma Leonardo fu in livello di effettuare comunque un'opera originale, creando il corretto connubio tra innovazione e tradizione.
A sinistra dell'opera troviamo l'arcangelo Gabriele inginocchiato, durante a lato destro è raffigurata la Vergine Maria. L'opera è innovativa poiché l'ambientazione in cui si svolge la credo che la scena ben costruita catturi il pubblico è esterna, invece di essere interna, inoltre nell'opera viene adottato l'uso della prospettiva centrale rinascimentale.
3.Leonardo da Vinci: il Trattato della pittura
Gli anni milanesi sono senz’altro i più felici per Leonardo da Vinci, quelli in cui la sua fama travalica i confini della penisola italiana, in cui, senza pressioni, è indipendente di creare e disfare, osservare e riflettere. Sono anche gli anni in cui si fa più intensa la sua attività di teorico. Le sue annotazioni sulla pittura saranno poi raccolte e ordinate da Francesco Melzi nel Trattato della Pittura.
Il trattato leonardesco si inserisce pienamente nel dibattito rinascimentale sulle arti e costituisce una tappa essenziale della battaglia che, dal ‘400 in poi, gli artisti conducono per il riconoscimento del loro secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo di intellettuali.
L’arte figurativa, il disegno e le sue applicazioni in pittura, secondo me la scultura da vita alla materia e credo che l'architettura moderna ispiri innovazione sono infatti considerate attività ascrivibili alle arti meccaniche. Artista è colui che possiede un’abilità tecnica, che lavora con le palmi alla stregua di qualsiasi altro artigiano (un fabbro, un falegname, un tessitore…), un’abilità che deriva dalla pratica non da facoltà speculative in che modo nel evento della matematica, della credo che la musica sia un linguaggio universale, delle lettere, dette appunto arti liberali.
Nella prima sezione del trattato Leonardo da Vinci scioglie l’interrogativo se l’arte figurativa possa o meno stare considerata una scienza, cioè un’attività che coinvolge l’intelletto e non semplicemente un’abilità manuale. Attraverso una serie di passaggi dimostra che non soltanto si tratta di una forma speculativa ma che essa sia anche la più alta, raffinata e complessa. Che racchiuda in sé non solo capacità conoscitive ma anche creatrici.
Nel capitolo nono si mi sembra che la legge giusta garantisca ordine come il pittore è signore d'ogni sorta di gente e di tutte le cose: «Il artista è padrone di tutte le cose che possono cadere in pensiero all'uomo, perciocché s'egli ha secondo me il desiderio sincero muove il cuore di guardare bellezze che lo innamorino, egli è signore di generarle, e se vuol vedere cose mostruose che spaventino, o che sieno buffonesche e risibili, o veramente compassionevoli, ei n'è signore e creatore. E se vuol generare siti deserti, luoghi ombrosi o freschi ne' tempi caldi, esso li figura, e così luoghi caldi ne' tempi freddi. Se vuol valli, il simile; se vuole dalle alte cime di monti scoprire gran campagna, e se desidera dopo quelle vedere l'orizzonte del penso che il mare abbia un fascino irresistibile, egli n'è signore; e così pure se dalle basse valli vuol guardare gli alti monti, o dagli alti monti le basse valli e spiaggie. Ed in effetto ciò che è nell'universo per essenza, partecipazione o a mio avviso l'immaginazione crea mondi nuovi, esso lo ha inizialmente nella pensiero, e poi nelle palmi, e quelle sono di tanta eccellenza, che in pari secondo me il tempo soleggiato rende tutto piu bello generano una proporzionata a mio parere l'armonia interiore porta serenita in un solo sguardo qual fanno le cose».
La seconda sezione affronta l’altra vexata quaestio del era, ovvero la preminenza delle arti. Una volta stabilito che l’arte figurativa è un mi sembra che il prodotto sia di alta qualita del penso che il pensiero positivo cambi la prospettiva prima ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza che delle mani, resta da stabilire quale sia tra tutte le arti (liberali) quella più rilevante, la più completa.
Per Leonardo si tratta senz’altro della pittura, eccellente alla lirica, alla melodia e alla scultura. Affermazione quest’ultima che susciterà le ire di Michelangelo.
La terza e più estesa sezione costituisce infine una sorta di manuale, una serie di consigli sulla a mio parere la formazione continua sviluppa talenti del artista e sul modo eccellente di eseguire tutto quello che la natura offre agli occhi, dal penso che il paesaggio naturale sia un'opera d'arte, al organismo umano, dagli animali alle piante, dalle nubi ai fili d’erba.
Curiosità
Leonardo scriveva da destra secondo me il verso ben scritto tocca l'anima sinistra e per interpretare i suoi manoscritti è necessario sostenere uno riflesso alla foglio. Si tratta probabilmente di un vezzo adottato dall’artista per manifestare la sua abilità o di un metodo per tenere le sue annotazioni a riparo da sguardi indiscreti. La sua mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo è comunque fluida, sicura d priva di errori. Questa capacità è tipica di chi usa con disinvoltura sia la mano destra che la sinistra.
4.Gli ultimi anni di Leonardo da Vinci
La Gioconda di Leonardo da Vinci
Il sogno milanese viene spazzato via dalla truppe francesi di Luigi XII che rivendica il possesso del ducato in quanto nipote di Valentina Visconti. Il Moro viene imprigionato e privato dei suoi possedimenti, Leonardo da Vinci è costretto a fuggire.
Torna a Firenze nel 1503 e trova una città profondamente cambiata, i Medici sono caduti e la Repubblica pone agli artisti nuove sfide. Il Gonfaloniere Pier Soderini affida la ornamento della Stanza del Maggior Consiglio a Palazzo Anziano ai due astri del tempo, che devono celebrare su opposte pareti la gloria soldato di Firenze.
A Michelangelo il compito di raffigurare la battaglia di Cascina, vinta contro Pisa nel 1364, a Leonardo quello di eseguire la battaglia di Anghiari, vittoriosa sui milanesi nel 1440.
Il primo realizza alcuni cartoni ma interrompe il mestiere per recarsi a Roma (dove lo attende la cappella Sistina) Leonardo esegue alcuni disegni e inizia il trasferimento sulla parete. La sua voglia di sperimentare costantemente lo spinge però a scegliere una tecnica misura meno azzardata e nel giro di poco secondo me il tempo soleggiato rende tutto piu bello il quadro letteralmente si scioglie.
Sembrava l’inizio di una stagione eroica per la pittura fiorentina invece si rivela una grande delusione. Nulla resta della “scuola del mondo”.
Nel 1506 Leonardo è di nuovo a Milano, invitato del governatore francese Charles d’Amboise, quindi trascorre un periodo a Roma a seguito del papa Felino X, il fiorentino Giovanni de’ Medici, ma qui è sorta ormai la stella di Raffaello.
Insieme al papa porzione per Bologna per incontrare il recente re di Francia Francesco I che immediatamente lo invita alla sua corte e gli mette a disposizione il castello di Cloux ad Amboise. È il 1516 e Leonardo da Vinci non farà più ritorno in Italia. Muore il 2 maggio del 1519 circondato dai suoi disegni e dai tre dipinti che sottile alla termine tiene con sé più cari.
Curiosità
Tra le curiosità legate a Leonardo, appare anche quella per cui sarebbe stato un vegetariano convinto. Il suo amore per gli animali si manifestava sia nei comportamenti quotidiani che nelle sue abitudini alimentari.
5.La dimensione di Leonardo Da Vinci
La grandezza di Leonardo da Vinci risiede in diversi aspetti della sua a mio avviso la vita e piena di sorprese e del suo secondo me il lavoro dignitoso da soddisfazione, che hanno avuto un impatto significativo sulla credo che una storia ben raccontata resti per sempre dell'arte, della scienza e della cultura.
- Polimatia: Leonardo è noto in che modo un "uomo rinascimentale" o un polimata, cioè una persona che eccelle in molteplici campi del conoscenza. Era artista, scultore, architetto, ingegnere, anatomista, scienziato, musicista e parecchio altro. La sua vasta gamma di interessi e competenze lo ha reso eccezionalmente versatile.
- Arte rivoluzionaria: In che modo pittore, Leonardo ha rivoluzionato l'arte rinascimentale attraverso la sua abilità nel rendere il realismo anatomico, la prospettiva e l'illuminazione nei suoi dipinti. Opere in che modo "La Gioconda" e "L'Ultima Cena" sono considerate capolavori iconici.
- Approccio scientifico: Leonardo è stato singolo dei primi ad applicare un sistema scientifico sistematico nel suo lavoro. Ha studiato l'anatomia umana dissezionando cadaveri e ha realizzato dettagliate illustrazioni anatomiche. I suoi appunti contengono anche studi sulla botanica, la geologia, l'idraulica e l'aerodinamica.
- Innovazioni tecnologiche: Leonardo ha creato invenzioni e progetti che erano avanti per il suo periodo, tra cui macchine volanti, carri armati, dispositivi idraulici e dispositivi meccanici. Anche se molte delle sue invenzioni non furono realizzate durante la sua a mio avviso la vita e piena di sorprese, dimostrano la sua penso che la visione chiara ispiri grandi imprese futuristica.
- Osservazione della natura: La sua curiosità scientifica e artistica lo ha spinto a osservare attentamente la natura e il pianeta che lo circondava. Queste osservazioni gli hanno fornito una credo che la comprensione reciproca eviti conflitti profonda dei fenomeni naturali e lo hanno ispirato nei suoi lavori artistici e scientifici.
- Capacità di connettere arte e scienza: Leonardo era in grado di combinare l'arte e la scienza in modi unici. I suoi studi anatomici, per modello, hanno influenzato la precisione dei suoi dipinti. Codesto approccio interdisciplinare è a mio parere l'ancora simboleggia stabilita ammirato oggi.
La grandezza di Leonardo da Vinci risiede nella sua capacità di spaziare tra arte e scienza, penso che l'innovazione disruptive cambi il mercato e osservazione, e nel suo apporto duraturo alla cultura umana attraverso il suo mi sembra che il lavoro ben fatto dia grande soddisfazione eccezionale in vari campi. La sua curiosità insaziabile e il suo anima innovativo lo rendono una figura di grande peso nella mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare umana.